Nel 2014 infatti la superficie vitata marchigiana bio mette a segno un +15,5% sul 2013

Le Marche del biologico e del biodinamico strizzano l’occhio ai vegani

Una tendenza emersa con prepotenza a Vinitaly 2015

Le Marche accelerano sul biologico e strizzano l’occhio anche ai vegani. Nel 2014 infatti la superficie vitata bio mette a segno un +15,5% sul 2013, arrivando a 3.787 ettari. Il bio occupa così il 22% dei 17.400 ha vitati e proietta le Marche al secondo posto in Italia per incidenza della superficie bio sul totale della superficie vitata, subito dopo la Sicilia (24%, fonte: Sinab). Delle 112 aziende marchigiane presenti al Vinitaly, sono 15 le realtà che hanno esposto tra gli stand di Vinitalybio e Vivit, tra cui ben 10 del consorzio di vignaioli bio Terroir Marche (11 cantine associate, 119 ha di vigneto, 473.000 bottiglie bio). Una partecipazione che riflette un mercato in crescita e un diffuso interesse da parte dei consumatori italiani e esteri, tanto che vi sono cantine che arrivano ad esportare addirittura l’85% della propria produzione. E le richieste si stanno ampliando anche sul fronte di una nicchia tutta vegana. Dal 49° Salone internazionale dei vini e distillati emerge anche nelle Marche questa nuova tendenza, con aziende che abbandonano l’uso di prodotti di origine animale nelle fasi di produzione del vino. “Non ci siamo inventati nulla – afferma Massimiliano Bartolomei, contitolare della società agricola Ciù Ciù di Offida (Ascoli Piceno) -. Da anni siamo orientati al biologico e dalla vendemmia 2014 certifichiamo che nella fase di trasformazione delle uve non usiamo prodotti di origine animale. È una sensibilità molto diffusa all’estero, in particolare in Germania e Giappone”, prosegue Bartolomei, che delle 800mila bottiglie prodotte ne esporta il 50% fra Europa, America e Asia. I ritorni sono per lo più di immagine, come conferma anche Alessandro Fenino, enologo di Pievalta, realtà del gruppo lombardo Barone Pizzini, che produce 120.000 bottiglie a Maiolati Spontini, in provincia di Ancona, per lo più Verdicchio dei Castelli di Jesi, per il 50% venduto all’estero. “L’azienda è tutta biodinamica certificata – specifica Fenino – e se forse non c’è un ritorno economico quantificabile, sicuramente la filosofia di una vitivinicoltura razionale propone un’immagine e un’identità precisa”. Sul fronte della redditività, Riccardo Baldi, 24enne viticoltore titolare de La Staffa – 8 ha a Staffolo (Ancona) – ha calcolato un miglioramento del 45% del valore aggiunto, passando a un metodo di produzione compatibile col veganismo. “È stata una scelta vincente – spiega Baldi – che ci sta premiando anche sulle esportazioni, salite al 60% della produzione totale”. Esportazioni all’85% invece per la Fattoria San Lorenzo di Monte Carotto (Ancona), “dove c’è sicuramente una richiesta più alta e una cultura sul biologico molto più diffusa rispetto che da noi”, dice il proprietario, Natalino Crognaletti. Trend positivo e soddisfazioni dal Vinitaly per l’azienda Aurora di Offida (Ascoli Piceno), che con 10,5 ha di vigneto sui 32 ettari di superficie, produce vini da vitigni autoctoni: Montepulciano, Sangiovese, Pecorino, Trebbiano e Passerina. “Quest’anno c’è un’attenzione elevata per il Falerio – dice Federico Pignati, antesignano del bio (che pratica fin dal 1980) e presidente di Terroir Marche –. In particolare, direi che si sono accesi i riflettori sui vini marchigiani in generale, dai biologici ai biodinamici, fino a quelli adatti al consumo vegan”. E proprio il consorzio il 16 e 17 maggio 2015 organizzerà Terroir Marche – Vini e vignaioli bio in fiera a Palazzo dei Capitani, in piazza del Popolo ad Ascoli Piceno, dedicato ai vini e vignaioli bio. Un evento per promuovere una viticoltura d’eccellenza che pone al centro l’uomo e la natura tra banchi d’assaggio e laboratori guidati.

Le Marche del biologico e del biodinamico strizzano l’occhio ai vegani - Ultima modifica: 2015-03-26T15:32:37+01:00 da Redazione

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