Una superficie vitata di 221.000 ettari

Dove nasce il vino argentino

Le quattro regioni viticole, i vitigni e le tecniche produttive

Secondo le statistiche OIV relative all’anno 2012, con una superficie vitata di 221.000 ha e una produzione di vino pari a 11,8 MhL, l’Argentina è l’ottavo produttore mondiale di vino, l’ottavo consumatore (10,1 MhL, con un consumo procapite di 24,4 L) e il decimo esportatore mondiale (877 millioni di Dollari Americani; 3,11 MhL di vino) (OIV, 2015). Gli Stati Uniti, Canada e Regno Unito garantiscono il 55% del fatturato, assorbendo il 56% del volume esportato. Dal 2010, il vino è stato dichiarato con decreto presidenziale “bevanda nazionale ufficiale” (INV, 2014)…

L’ARTICOLO COMPLETO A FIRMA DI FACUNDO JOSE’ PIREZ E’ PUBBLICATO A PAGINA 18 DEL FASCICOLO 3/2015 DI VQ. PER ACCEDERE ALLA RIVISTA ONLINE E’ NECESSARIO ESSERE ABBONATI.
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PER APPROFONDIRE (Approfondimenti a cura dell’autore)

Dodici volte l’Italia

L’Argentina si estende su 3.761.274 km² di cui 2.791.810 km² appartengono al Continente Americano e i restanti 969.464 km² all’Antartide; la superficie equivale a quattro volte la Francia e a oltre dodici volte quella italiana. Il Paese confina a Nord con Bolivia e Paraguay, a est con Brasile e Uruguay, a Ovest con il Cile ed è delimitato a sud-est dall’Oceano Atlantico. Procedendo verso sud, la porzione americana si estende rispettivamente tra la latitudine 21°46’S e 55°03’S ed è compresa fra la longitudine 53º38′ O e 73°34′ O (Instituto Geográfico Nacional, 2015). Dei 43 milioni di abitanti che popolano ilPaese, circa un terzo si concentrano nella Provincia di Buenos Aires, la capitale (Instituto Nacional de Estadística y Censos, 2015).

Il contributo degli europei e l’evoluzione recente

La Vitis vinifera è stata introdotta dagli Spagnoli a Cuzco, in Perù, durante la metà del XVI secolo; in seguito, nel 1551, si è diffusa in Cile e nel 1561, anno di fondazione della città di Mendoza e della provincia omonima, ha inizio la sua coltivazione in Argentina (Lacoste, 2013). Nel 1853, dopo un periodo di guerre interne, è redatta la prima costituzione nazionale secondo la quale “tutti gli uomini e le donne di diverse nazionalità sono chiamati a popolare il Paese al fine di garantirne lo sviluppo”. Nello stesso anno, è promulgata una legge relativa alla distribuzione e alla gestione delle acque e dei terreni e sorge la prima scuola di agricoltura argentina, la Quinta Normal de Agricultura de Mendoza (Lacoste, 2013). Nel 1854 viene inaugurata la ferrovia che collega Mendoza e San Juan, situate all’estremo Ovest del Paese con il porto di Buenos Aires (estremo Est). Nel 1888, l’ingegnere italiano Cesare Cipolletti viene incaricato dallo Stato di progettare le opere di canalizzazione dell’acqua dei fiumi Mendoza e Tunuyán verso le aree viticole di Luján de Cuyo e Rivadavia (Ministerio de Turismo de la Nacion Argentina, 2007; Pérez Romagnoli et al., 2009). Inoltre, proprio in questi anni, un rilevante processo di immigrazione ha visto giungere in territorio argentino numerosi cittadini europei, provenienti principalmente da Italia, Spagna, Portogallo, Germania e Francia. Con l’arrivo dei migranti si assistette alla diffusione di attività, usi e tradizioni originari dei Paesi nativi con l’inevitabile introduzione di nuovi vitigni, nonché di tecniche viticole ed enologiche (Richard-Jorba, 2007). Dai suoi inizi fino ai tempi odierni, la viticoltura argentina ha subito una sostanziale metamorfosi. Negli anni ’80, infatti, la riconversione della piattaforma ampelografica ha comportato una netta contrazione dei vigneti, pari al 36% della superficie vitata, a seguito dell’espianto di varietà scadenti seguita poi, a partire dagli anni ‘90, dal reimpianto e dall’introduzione di vitigni a elevata attitudine enologica (INV, 2013). Contemporaneamente, la “dollarizzazione” dell’economia (legge di parità tra Peso Argentino-Dollaro USA consistente in un piano economico finalizzato ad annullare l’inflazione) permise all’industria di promuovere nuovi investimenti volti a una rapida modernizzazione e al miglioramento della qualità dei prodotti. Tali investimenti generarono però anche l’aumento dei costi di produzione (ormai in dollari americani) e la perdita di competitività dei prodotti argentini sui mercati esteri, che si tradussero nello stato di bancarotta cui il Paese andò in contro nel 2001.

La Quinta Normal

La Quinta Normal de Santiago de Chile fu fondata nel 1841 per iniziativa dell’esiliato politico argentino Domingo Faustino Sarmiento, che sviluppò la viticoltura ispirandosi alla Scuola Normale di Parigi. Al termine della guerra civile argentina, Pouget ricevette e accettò la proposta del governo di Mendoza di dirigere la Quinta Normal de Mendoza e fu così che nel 1853, a soli trentadue anni, iniziò il proprio incarico presso la scuola di Mendoza portando con sé (dalla Scuola di Santiago) parecchie varietà di vite tra cui il Malbec, il Cabernet Sauvignon e il Pinot nero (Beezley, 2005). TABELLA VARIETA’ E SUPERFICI

BIBLIOGRAFIA

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Dove nasce il vino argentino - Ultima modifica: 2015-06-04T11:36:03+02:00 da Redazione

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